Gli Odori costituiscono uno dei più rilevanti aspetti negativi dell’impatto ambientale: sono causa di indubbio e persistente fastidio per la popolazione e diventano un elemento di conflitto sia nel caso di impianti esistenti sia nella scelta del sito di localizzazione di nuovi impianti.
“L’odore è una risposta soggettiva ad una stimolazione delle cellule olfattive presenti nella sede del naso, da parte di molecole gassose (S.Caronno, A. Foschi, P.M.I.P., Definizione odori e problemi inerenti ai controlli e alle autorizzazione, 1998, Milano).”

A livello nazionale la classificazione degli odori, data dall’Istituto Superiore di Sanità, è distinta in 12 categorie:

A: aromatico ( canfora lavanda spezie)
B:balsamico (fiori diversi)
Cc: cloro (cloro libero)
Ch: idocarburico (pertolio e derivati)
Cm: medicinale o farmaceutico ( fenolo iodoformio)
Cs: sulfureo ( idrogeno solforato)
D: sgradevole ( non meglio definibile)
E: terroso ( terra umida)
F: fecale ( deiezioni)
G: erboso ( erba calpestata)
M: muffa ( cantina umida)
V: vegetale ( radici e vegetali)

Gli odori emessi da attività antropiche possono limitare fortemente l’utilizzo del territorio, pertanto associare alle emissioni di sostanze inquinanti in atmosfera, oltre che dei limiti di concentrazione, anche dei limiti che ne caratterizzino l’impatto odorigeno, fa si che attività con rilevanti flussi osmogeni non ostacolino la fruibilità del territorio circostante.
L’impatto odorigeno viene generalmente misurato a partire dai dati di concentrazione di odori, espresse in unità odorimetriche o olfattometriche al metro cubo (ouE/m3) che rappresentano il numero di diluizioni necessarie affinchè il 50% degli esaminatori non avverta più l’odore del campione analizzato ( UNI EN 13725:2004).

LE NORME
In Italia non vi sono norme specifiche e valori limite in materia di emissione di odori, tuttavia nella disciplina relativa alla qualità dell’aria e inquinamento atmosferico ed, ai rifiuti, vi sono criteri per disciplinare le attività produttive in modo tale da limitarne le molestie olfattive.
In particolare, nel D. Lgs. 152/2006 sono confluite una serie di norme relative