Ad oggi le conoscenze sugli effetti dei nanomateriali sono ancora scarse e non validate da sufficienti sperimentazioni. Si tratta di sostanze composte da particelle molecolari di grandezza infinitesimale (un milionesimo di metro) ed il loro uso è sempre più diffuso in molteplici settori: scienza, medicina, alimentazione.
Questi prodotti hanno impieghi in diversi settori tra gli altri; nella medicina, sia a fini diagnostici che terapeutici; nell’alimentazione, attraverso la produzione, ad esempio, di contenitori per alimenti ed ancora nel settore energetico, con impieghi nel fotovoltaico e nella produzione di supercondensatori e sensori.
La grande diffusione delle nanotecnologie e dei nanomateriali ha portato però all’attenzione degli esperti le possibili conseguenze negative sulla salute umana (soprattutto di chi lavora con questi materiali e strumenti, ma non solo) derivanti dall’esposizione, manipolazione, uso e smaltimento di questi materiali e dei prodotti che ne derivano. Mentre, infatti, erano (e sono) ben note le caratteristiche chimico-fisiche dei prodotti fabbricati con i nanomateriali, molto meno note erano allora (e sono tutt’ora) le conseguenze che possono derivare – alla salute dei lavoratori e degli utilizzatori finali di questi prodotti – dall’esposizione, lavorazione, utilizzo e smaltimento delle sostanze con le quali questi prodotti sono fabbricati.
l’Inail già nel 2011 ha prodotto una ricerca statistica sul tema in cui si mostra che le nanotecnologie utilizzate in prodotti nel 2005 erano solo 54, nel 2011 erano diventate 1317 e si stima che per il 2020 il 20% dei prodotti ne implichi l’uso.
Questa crescita esponenziale comporta un forte impatto sul mondo del lavoro: 10 i milioni di lavoratori che già nel 2014 si stima saranno coinvolti direttamente o indirettamente nella lavorazione dei nanomateriali e quindi ai rischi a essi connessi.
In questo senso lavora il progetto SANOWORK – Safe nano worker exposure scenario, progetto europeo riguardante la “Protezione dei lavoratori e strategie di gestione del rischio di esposizione nella produzione, uso e smaltimento di nano materiali”.
Si tratta di un progetto triennale avviato nel marzo 2012, che coinvolge istituti di ricerca e realtà produttive di 8 Paesi europei e il NIOSH – National institute for occupational safety and health degli Stati Uniti.
Per l’Italia sono coinvolte l’Inail e le Università di Parma e di Pisa, mentre il coordinamento delle attività di ricerca è affidato all’Istituto di scienze e tecnologie per le ceramiche del Consiglio nazionale delle ricerche (ISTEC-CNR).
L’obiettivo principale del progetto SANOWORK è quello di individuare uno scenario di esposizione professionale sicuro dalla valutazione dell’esposizione in condizioni reali e in tutte le fasi di produzione, utilizzo e smaltimento dei nanomateriali (NM).”.
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